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Ghepardo

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17/09/2011

Ghepardo

Il ghepardo si presenta come un carnivoro eccezionale; occupa una posizione intermedia tra i felidi e canidi. Meritava l’antico nome di Cynailuruscioè “cane-gatto”. Si avvicina ai felidi per la testa tondeggiante, il mantello a chiazze e la lunga coda. Altre caratteristiche del corpo lo avvicinano al cane:ad esempio le zampe lunghe e nervose, i piedi dotati di unghie non retrattili, soggette all’usura come quelle dei canidi e meno adatte ad afferrare la preda. Si tratta di un fenomeno di convergenza, dovuto al forte adattamento di questo animale alla corsa. Il ghepardo non ha alcuna parentela con in canidi;si può però addomesticare e ammansire come un qualunque canide. E’ un animale snello e agile, provvisto di zampe lunghe; la testa, piccola, possiede un muso allungato;l’orecchio risulta largo ma breve, l’occhio caratterizzato da una pupilla rotonda, il pelo raso, un po’ ispido, soprattutto sul dorso, di colore variabile. La tinta base del mantello è generalmente di un bel giallo chiaro, cosparso di piccole macchie rotonde, nere e brune, molto fitte e confuse sul dorso e che formano degli anelli all’estremità della coda. Il corpo può raggiungere la lunghezza di 1, 50 m e la coda di 75 cm, l’altezza può raggiungere il metro. Una sorta di criniera più o meno lunga orna la nuca. Il ghepardo appare diffuso dall’India, attraverso l’Asia occidentale, fino all’Africa.

Alimentazione e tecnica di caccia del ghepardo: Si nutre principalmente di piccoli o medi ruminanti:molto scaltro, se ne impadronisce con straordinaria abilità. Le sue prede preferite sono le antilopi. Di solito si costruisce la tana tra le rocce, sulle colline più basse. Il ghepardo risulta il mammifero più veloce, per questa ragione non sente la necessità di rifugiarsi nel folto delle foreste, con pochi e rapidi balzi sfugge ai suoi nemici notevolmente più lenti nella corsa. Probabilmente può raggiungere fino a 110 Km/h. Non appena scorge un branco di gazzelle o antilopi che pascolano, il ghepardo si accovaccia al suolo e avanza a serpentina con movimenti sciolti e silenziosi, in modo da non farsi sentire dalla selvaggina. Avanza sempre sotto vento. Quando il capo del branco alza la testa per ispezionare i dintorni, il ghepardo si arresta restando immobile e silenzioso. Poi riprende ad avanzare con cautela, sceglie l’animale più facile da attaccare e gli piomba addosso all’improvviso. Se la vittima riesce a sfuggirgli, si lancia all’inseguimento, la raggiunge in un baleno, la atterra con alcune violente zampate alle gambe, dopodiché la afferra alla gola. Divora la preda sul posto, cominciando dal cuore e dai reni. Sebbene velocissimo non resiste ad una corsa prolungata; infatti si stanca presto e può essere raggiunto da un buon cavallo. Si presenta anche come un buon saltatore, i cui balzi possono raggiungere l’altezza di tre metri, ma risulta incapace di arrampicarsi sugli alberi.La femmina può portare a termine due parti all’anno, ciascuno di due o quattro piccoli. La gestazione dura 95 giorni.

Curiosità: L’uomo ha approfittato dell’astuzia e dell’eccezionale velocità di questi felidi per ammaestrarli e farli partecipare alle loro imprese come la caccia. In antichità è stato considerato anche come animale di alto pregio. E’ un animale molto docile. Se legato ad una corda, non tenta ne di lacerarla con i denti, ne di romperla a colpi di zampa. Non aggredirà mai coloro che si sono presi cura di lui e si lascerà avvicinare e accarezzare facilmente. E’ capace di restare immobile per delle ore, fissando un punto davanti a sé e facendo le fusa come se sognasse. In questi momenti, galline, capre o montoni possono passargli davanti senza paura:non presterà loro alcuna attenzione. Altri carnivori hanno la prerogativa di distoglierlo dalle sue meditazioni: così, se sente un cane, cessa immediatamente di fare le fusa, fissa l’intruso, drizza gli orecchi e si lancia all’attacco. In cattività risulta facile nutrire i ghepardi, che tuttavia appaiono più delicati degli altri felidi della stessa mole. Soffrono molto il freddo e non possono vivere in gabbie poco spaziose. Generalmente la femmina rinuncia ad allattare i piccoli, che bisogna quindi nutrirli artificialmente.

“L’aria é calda e immobile sopra la savana bruciata dal sole. Un branco di gazzelle di Thomson i cui fianchi fulvi e striati luccicano agli ultimi raggi del sole ormai al tramonto stava brucando tranquillamente. Non lontano, dalla cima di un termitaio, un altro osservatore sta scrutando in direzione delle gazzelle. Si tratta di un felino dal manto maculato: una femmina di ghepardo con i suoi cuccioli. I suoi occhi d’ambra studiano la scena con attenzione. All’improvviso l’animale tende i muscoli e, lentamente, si alza e si dirige verso il branco. Con cautela, l’animale comincia ad avanzare, nascondendosi dietro piccoli cespugli e ciuffi di erba alta. I suoi movimenti sono sciolti e sicuri. Quando arriva a circa 200 metri dalla preda, all’improvviso si immobilizza. Una delle gazzelle alza lo sguardo e guarda nella sua direzione; poi ricomincia a brucare. Il felino ricomincia la sua manovra di avvicinamento. Prima di mettersi a correre si porta a 60 metri dalle gazzelle, ancora ignare del pericolo. Poi, nella luce del crepuscolo, scatta in avanti come un proiettile. Il branco di gazzelle si sparpaglia in tutte le direzioni, ma il ghepardo non distoglie lo sguardo dalla preda scelta. Corre rapido nella savana, guadagnando sempre più terreno nei confronti dell’agile gazzella. Impaurita la gazzella procede a zigzag per evitare l’inseguitore, ma le sue manovre evasive contro la fulminea agilità del felino non possono nulla. Poi, quando si trova a pochi metri dalla preda, il ghepardo allunga una zampa per fare lo sgambetto alla gazzella. In quel preciso istante inciampa leggermente e in un attimo la gazzella era sparita. Senza fiato, il ghepardo rallenta fino a fermarsi, si siede e guarda in direzione dei cuccioli affamati”.
Avete appena assistito a una dimostrazione della straordinaria velocità del ghepardo.
La caccia può avvenire singolarmente o in piccoli gruppi di massimo tre esemplari. Il ghepardo trascorre la maggior parte del suo tempo accucciato su una collinetta ad osservare il territorio, nella speranza di scorgere qualche preda. A differenza degli altri felini che assalgono la preda cogliendola di sorpresa, il ghepardo cattura le prede inseguendole in una breve e veloce corsa.
Il ghepardo può correre come il vento, è l’animale più veloce sulla terraferma. Ha un’accelerazione così incredibile che, partendo da fermo, in soli due secondi riesce a raggiungere i 65 chilometri all’ora! Ma ciò che fa impressione é che è in grado di raggiungere i 100 chilometri all’ora. Naturalmente può mantenere questa velocità solo per brevi tratti e il dispendio di energie é enorme; nel caso di mancato successo occorre molto tempo prima che sia in grado di riprendere una corsa del genere. Dunque è vitale che riesca a catturare la preda al primo tentativo. Il ghepardo è un felino agile, snello ed elegante, lungo fino ad un metro e mezzo, più 80 cm di coda. Il ghepardo è l’unico felino a non avere unghie retrattili. Il ghepardo è snello: ha le zampe lunghe e magre e il dorso arcuato ed elastico. La lunga coda maculata l’aiuta a non perdere l’equilibrio quando si inclina e curva a grande velocità. Quando è al massimo della velocità può spiccare balzi di oltre 6 metri. Uno dei segreti della sua velocità sono le zampe, che assomigliano più a quelle di un cane che a quelle di un felino. Gli artigli, inoltre, lo aiutano ad aumentare la presa sul terreno. Per fare un paragone, un cavallo da corsa riesce a malapena a superare i 70 chilometri all’ora, e il levriero può raggiungere all’incirca i 65 chilometri all’ora. Il muso del ghepardo è singolare e magnifico, con due delicate righe nere che scendono dagli occhi agli angoli della bocca. Il mantello, a pelo corto, con macchie piccole e piene, è spesso color giallo-ocra, mentre il ventre è biancastro. I cuccioli sono molto più scuri alla nascita, e hanno una folta criniera fatta di peli lunghi grigio-azzurri che va dal collo fino alla coda. Il ghepardo é un animale diurno che caccia a vista, principalmente all’alba e al tramonto. Caccia lepri, gazzelle, impala e mammiferi di tali dimensioni. Il richiamo del ghepardo è simile a uno stridio o al verso di un uccello. Questo suono si può udire a un paio di chilometri di distanza, ed è usato per comunicare con i propri piccoli e con gli altri ghepardi. Pur essendo un cacciatore il ghepardo è di indole pacifica se paragonato ad altri felini. Quando è contento fa le fusa come un enorme gattone domestico. È un animale che si adatta facilmente alla presenza dell’uomo fino al punto da addomesticarlo. Un esemplare adulto può pesare oltre 50 chili, e i denti aguzzi e gli artigli affilati lo rendono in ogni caso un animale pericoloso, da trattare con cautela. I maschi hanno dimensioni maggiori delle femmine. I piccoli di ghepardo devono imparare sin da piccoli a cacciare e ciò comporta un lungo addestramento da parte della madre che può partorire fino a otto cuccioli per volta. Le femmine, molte volte, catturano i le prede vive e le fanno poi cacciare ai piccoli per allenamento. Fino a undici giorni sono ciechi e inermi, poi, fino a sei settimane di vita, la madre continua a portarli da un nascondiglio all’altro per evitare il pericolo dei grossi predatori dopodichè iniziano ad andare a caccia. Nonostante però la sua premurosa attenzione solo un terzo dei cuccioli riesce a raggiungere l’età adulta. Prendersi cura della cucciolata non è un compito facile per mamma ghepardo. I cuccioli sono pieni di energia e straordinariamente giocherelloni. Spesso rincorrono la coda della madre mentre questa si riposa, e ci saltano sopra quando lei la agita come fanno normalmente i felini. Intenti come sono a lottare fra loro, a mordersi e a rincorrersi, spesso i cuccioli dimenticano l’onnipresente pericolo dei predatori. E infatti ha molti nemici in natura come il leone, il leopardo e le iene ma, come la maggioranza degli animali, il suo peggior nemico è l’uomo. Il suo magnifico manto maculato è molto ricercato per farne pellicce e vista la difficoltà nella sua riproduzione in cattività è stato oggetto di caccia fino alle estremità del suo territorio riducendone enormemente il numero. Il comportamento riproduttivo del ghepardo rimase sconosciuto fino al 1967, dal momento che questo animale rifiutava nel modo più assoluto di accoppiarsi in cattività. Gli zoologi infatti non sapevano che per spingere la femmina all’accoppiamento è necessario che siano presenti più maschi; è la femmina che sceglie il compagno, dopo che questi ha dimostrato di essere il più forte. I maschi adulti hanno uno stile di vita completamente differente da quello delle femmine: vivono in gruppi di maschi solitamente della stessa cucciolata; questi gruppi possiedono uno spiccato senso del territorio e infatti lo delimitano con l’urina: se un altro ghepardo invade il territorio delimitato rischia di essere attaccato e ucciso dal gruppo residente. Anche la distruzione dell’habitat ha messo in difficoltà il ghepardo, al punto che ora nell’Africa orientale lo si ritrova soprattutto nei parchi naturali. Nel 1900 si calcolava che ci fossero 100’000 ghepardi in 44 paesi. Oggi ne sopravvivono forse solo 12’000 in 26 paesi, soprattutto in Africa. Si stanno compiendo degli sforzi per proteggere questi bellissimi felini maculati, tuttavia il loro numero continua a diminuire.

Il ghepardo (Acinonyx jubatus) presenta corpo snello e slanciato e lunghe zampe che lo differenziano dagli altri felini e lo configurano come corridore molto veloce. 
Il capo, con una corta criniera sulla nuca, risulta piccolo rispetto al corpo per accorciamento del muso dalla tipica maschera. Il colore di fondo del mantello è giallastro cosparso di piccole 

macchie nere e compatte, diversamente da quelle dei leopardi che sono invece a rosetta o ad anello.
Contrariamente agli altri felini negli adulti le unghie non sono retrattili consentendo una maggiore presa e aderenza al suolo durante la corsa veloce nelle savane e steppe che rappresentano l’ambiente di vita di questi animali.
È ben noto che l’alta velocità nella caccia, fino a 110 Km orari provocando un grande dispendio di energia non può essere mantenuta per più di 300/400 m. 
La grande capacità di accelerazione, da 0 a circa 70 Km orari in due secondi, e velocità vanno attribuite anche ad una struttura particolare della colonna vertebrale che durante la corsa il ghepardo riesce a contrarre ad arco; col distendersi della colonna vertebrale si sviluppa un’enorme forza propulsiva che, aggiunta alla spinta delle zampe, proietta il corpo in avanti. Quasi esclusivamente diurno, il ghepardo caccia all’agguato, come gli altri felini, generalmente nelle prime ore del mattino o nel tardo pomeriggio. 
Quando le prede sono in gruppo numeroso il ghepardo invece cambia tattica, si avvicina ad esse camminando in piena vista, mettendo in allarme così le vittime che, disorientate ed impaurite, rimangono immobili fino alla prima reazione di fuga, è a questo punto che il ghepardo scatta fulmineamente e in poche falcate raggiunge la vittima prescelta buttandola a terra con una zampata e immobilizzandola. 
La lunga coda, in questa circostanza, serve in modo eccellente da timone necessario per seguire gli improvvisi cambiamenti di direzione della preda. Il ghepardo è un animale generalmente solitario, soprattutto le femmine, e, seppure solo in parte, territoriale marcando il territorio con graffi sui tronchi o segnali odorosi. 
Dopo una gestazione di circa novanta giorni, la femmina partorisce solitamente quattro o cinque cuccioli, con una lunga criniera, che resteranno con la madre fino all’età di circa due anni: durante questo periodo, oltre a proteggerli e difenderli, la madre li aiuterà ad impadronirsi delle tecniche di caccia necessarie alla cattura delle prede. 
Un tempo il ghepardo era diffuso in quasi tutte le regioni dell’Africa e nelle steppe dell’Asia minore e centrale, oggi è estinto in molte zone dell’India e dell’Arabia ed è attualmente seriamente minacciato anche in varie regioni dell’Africa. 
Particolari i motivi per cui veniva cacciato in India dove veniva soprattutto catturato per essere addomesticato e aiutare l’uomo nelle battute di caccia. Nel Medioevo questa usanza venne introdotta anche in alcune corti europee dove però l’allevamento e il mantenimento in cattività di questi animali presentò molte difficoltà.


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