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22/12/2012

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Il leone (Panthera leo, ) è un carnivoro della famiglia dei Felidi.

Dopo la tigre, è il più grande dei cinque grandi felini del genere Panthera, con alcuni maschi che eccedono la massa corporea di 250 kg[2].

Il suo areale è nel 2011 ridotto quasi esclusivamente all'Africa subsahariana; il continuo impoverimento del suo habitat naturale e il protrarsi della caccia di frodo ai suoi danni ne fanno una specie vulnerabile secondo la IUCN[1]. Questa definizione è giustificata da un declino stimato tra il 30 ed il 50% nella zona africana negli vent'anni precedenti[1].

Una popolazione di dimensioni assai ridotte sopravvive nel Gir Forest National Park in India, mentre gli esemplari che abitavano il Nordafrica ed il Medio Oriente sono scomparsi da molti secoli. Sino al Pleistocene, circa diecimila anni fa, il leone era il secondo grande mammifero più diffuso dopo l'uomo. A quei tempi si trovavano leoni in gran parte dell'Eurasia e dell'Africa, e addirittura in America del Nord, dallo Yukon al Peru[3].

Il leone non può essere tenuto al di fuori di aree protette e parchi naturali o zoologici. Anche se le cause del suo declino non sono certe, il degrado dell'habitat e i conflitti con l'uomo ne sembrano le cause predominanti.

In natura un leone sopravvive da dieci a quindici anni, mentre in cattività può arrivare a venti. I maschi in particolare, non superano spesso i dieci anni d'età in natura, in seguito agli infortuni derivanti dalle lotte con i rivali per il dominio sul branco[4].

Tipicamente, i leoni abitano la savana e le praterie, ma possono adattarsi a cespugli e foreste. In confronto ad altri felini, i leoni sono animali con uno spiccato spirito di socialità. Un branco è formato da un gruppo di femmine imparentate tra loro, la loro prole ed un numero ridotto di maschi adulti. Le femmine tipicamente cacciano insieme, principalmente ungulati. È un cosiddettopredatore alfa, ovvero si colloca all'apice della catena alimentare, non avendo predatori in natura, a parte l'uomo (ed eccezionalmente il coccodrillo del Nilo), ma ciononostante, può compiere sciacallaggio in caso di estremo bisogno. I leoni non cacciano l'uomo con regolarità, ma alcuni esemplari particolari lo hanno fatto.

Assai facile da distinguere, il maschio di leone ha una criniera caratteristica, e la sua testa è uno dei simboli più sfruttati nella storia dell'umanità. Le prime rappresentazioni furono fatte nelPaleolitico superiore, e troviamo leoni scolpiti o dipinti nelle Grotte di Lascaux e nella Grotta Chauvet. Essi appaiono nella cultura di praticamente ogni civiltà antica che vi abbia avuto a che fare. Li troviamo inoltre in un enorme quantità di sculture, dipinti, bandiere nazionali e regionali, film e libri contemporanei. Furono tenuti in menagerie fin dai tempi dell'Impero Romano e sono stati la chiave delle esibizioni degli zoo di tutto il mondo a partire dal XVIII Secolo. Diversi zoo mondiali stanno collaborando per salvare la sottospecie asiatica.

La parola leone, assai simile anche in altre lingue romanze, deriva dal latino leo a sua volta derivato dal greco antico λέων (leon). La parola ebraica לָבִיא (lavi) potrebbe anch'essa avere una relazione con le precedenti, così come quella in egiziano antico rw. Si tratta di una delle molte specie descritte da Linneo nel suo lavoro del Diciottesimo Secolo Systema Naturae, con il nome di Felis leo. La prima parola dell'attuale nome scientifico, Panthera leo, dovrebbe essere derivata dal greco pan- (tutto) e ther (bestia), ma si potrebbe trattare di una paretimologia. Anche se la derivazione è sicuramente latina, sembra che vi sia un ulteriore collegamento con il sanscrito pundarikam (tigre), che a sua volta potrebbe derivare da pandarah (giallo biancastro).

Il leone è uno dei più grandi predatori terrestri in assoluto ed il più grande in Africa. Fra i felini, è quello più alto al garrese e, in quanto a peso, è secondo solo alla tigre. Il maschio può pesare dai 150 ai 250 kg[2], mentre la massa corporea delle femmine varia dai 120 ai 182 kg[2][11].

Nowell e Jackson hanno riportato masse corporee medie di 181–220 kg per il maschio e di 126-150 kg per le femmine, ed hanno registrato l'abbattimento di un esemplare eccezionale di 272 kg presso il Monte Kenya[12]. L'appartenenza regionale influisce pesantemente sulle dimensioni dei leoni: quelli sudafricani ad esempio tendono a pesare in media il 5% in più rispetto a quelli dell'Africa orientale[13]. Sembra comunque che il record di massa corporea per un leone in libertà appartenga ad un esemplare di ben 313 kg abbattuto nel 1936 presso Hectorspruit nel Transvaal orientale in Sudafrica. Sembra che questo animale fosse un mangiatore di uomini[14].

La lunghezza del corpo, esclusa la coda, varia da 180 a 250 cm nei maschi e da 140 a 180 cm nelle femmine; l'altezza media al garrese è intorno ai 121 cm per i maschi e 100 cm per le femmine (il massimo è rispettivamente di 126 e 110 cm). Il record di lunghezza dovrebbe appartenere ad un leone dalla criniera nera che è stato abbattuto presso Muccso, nell'Angola meridionale nell'ottobre 1973[14].

In cattività tuttavia i leoni hanno la possibilità di evitare i pericoli della vita libera ed arrivano a pesare anche 300 kg; un maschio in particolare è riuscito a raggiungere la massa corporea record di 375 kg. Il leone in questione si chiamava Simba e nel 1970, epoca della misurazione, viveva nello zoo diColchester in Inghilterra[15].

La coda ha una lunghezza considerevole compresa tra 90 e 105 cm per i maschi e tra 70 e 100 cm per le femmine[2]. Fatto unico per i Felidi, la coda termina con un ciuffo peloso che nasconde una punta ossea di circa 5 cm di lunghezza, la cui funzione non è nota. Assente alla nascita, questa propaggine, spesso dotata di spine e formata dalle ultime ossa della coda saldate assieme, inizia a formarsi dopo i cinque mesi e mezzo d'età ed è completa a sette[16].

Gli arti potenti, la formidabile mascella ed i canini di 8 cm gli permettono di abbattere prede di grandi dimensioni[17]. Il teschio è assai simile a quello di una tigre, anche se la parte frontale è più depressa ed appiattita e la parte suborbitale è leggermente più corta. Le aperture nasali sono inoltre più grandi rispetto a quelle della tigre. In ogni caso, vista la grande somiglianza, soltanto la mascella inferiore viene considerata un indicatore affidabile per distinguere le due specie[18].Oltre alla differenza di stazza, il più evidente indizio di dimorfismo sessuale è rappresentato dalla folta criniera, di cui solo i maschi sono dotati. Si tratta degli unici felini che presentano una caratteristica dimorfica così spiccata. Ciò si riflette anche sulle abitudini dell'animale: mentre la femmina è un'attiva cacciatrice, il maschio è impedito nell'attività predatoria dalla presenza dell'ingombrante criniera, che da un lato provoca condizione di surriscaldamento e dall'altro rende problematico il mimetismo. Il colore della criniera varia tra il biondo ed il nero, e generalmente si scurisce con l'età.

Il colore della pelliccia varia sui toni del giallo e del camoscio, sino al rossiccio ed all'ocra, più chiaro nelle parti inferiori del corpo. La criniera varia in colore dal biondo al marrone scuro, mentre il ciuffo al termine della coda è invariabilmente nero. I cuccioli nascono con la pelliccia maculata, simile a quella di un leopardo. Anche se al sopraggiungere dell'età adulta le macchie scompaiono, qualche puntino tenue si può spesso osservare sulle zampe e sul ventre, in modo particolare nelle leonesse.

Sebbene siano rari, leoni bianchi si incontrano occasionalmente a Timbavati, in Sudafrica. Il loro insolito colore è dovuto alla presenza di un gene recessivo[19]. In particolare non si può parlare di una sottospecie distinta, ma di un caso di polimorfismo genetico legato ad una condizione di leucismo[20], che causa una colorazione pallida e simile a quella delle tigri bianche. La condizione è inoltre analoga, anche se con effetti opposti, al melanismo tipico della pantera nera. Non si tratta invece di una variante dell'albinismo, in quanto la pigmentazione degli occhi e della pelle è quella classica.

Un leone bianco incontra comunque degli svantaggi quando va a caccia: la sua presenza può essere tradita dal suo colore, diversamente da quanto avviene per la versione classica del felino che si immerge quasi perfettamente nell'ambiente circostante. I leoni bianchi nascono quasi completamente di quel colore, senza le normali macchie di camuffamento che si trovano generalmente nei cuccioli di leone. Il loro colore si iscurisce gradualmente fino a diventare crema o avorio (colore noto con il nome di biondo)[21].

La sottospecie in cui più frequentemente viene osservata questa caratteristica è la Panthera leo krugeri, in particolare all'interno e nei pressi del Parco nazionale Kruger e dell'adiacente Riserva di Timbavati, che si trovano nel Sudafrica orientale. La peculiarità è comunque molto più frequente in cattività, grazie alla selezione effettuata dagli allevatori. Questi leoni sono stati infatti allevati per anni in Sudafrica in modo da poter essere usati come trofei per battute di caccia sportiva[22].

Le prime conferme dell'esistenza di questi animali sono arrivati soltanto nel tardo Ventesimo Secolo. Per centinaia di anni, si credeva che essi fossero solo i protagonisti di un ciclo di leggende sudafricane, e che il loro manto candido simboleggiasse la bontà presente in tutte le creature. I primi avvistamenti attendibili all'inizio del 1900 tuttavia, sono stati seguiti da molti altri, anche se non frequenti, sino al 1975, quando una cucciolata di leoni bianchi è stata ritrovata nella Riserva Timbavati.

Comportamento

I leoni restano per molto tempo inattivi durante la giornata, stando a riposo per circa 20 ore su 24[27]. Nonostante questo, se si dovesse rendere necessario, i leoni possono attivarsi in qualsiasi momento. In genere, il periodo di massima mobilità è quello successivo al tramonto, dedicato alla socialità, alla toelettatura ed ai bisogni fisiologici. Raffiche intermittenti di grande attività avvengono durante le ore notturne fino all'alba, dedicate alla caccia. Spendono una media di due ore al giorno camminando o correndo ed all'incirca 50 minuti per nutrirsi.[28].

[modifica]Vita e salute

La vita dei leoni in natura arriva al massimo a circa 16 anni, mentre in cattività può protrarsi per ulteriori 10. Tuttavia, per varie cause, pochi esemplari riescono a vivere così a lungo, ed in particolare i maschi solitari[17]. Anche se i leoni adulti non hanno predatori naturali, alcuni indizi provano come la maggior parte delle morti siano violente e causate dall'uomo o da altri leoni[29]. Ciò è particolarmente vero per i maschi i quali, essendo il primo baluardo in difesa della prole, sono esposti agli attacchi di altri aspiranti leader. Infatti, anche se è stato detto che l'età massima in natura è di circa 16 anni, la maggioranza dei maschi non supera i 10. Ne consegue che la vita di un maschio dura generalmente meno di quella di una femmina in natura. Tuttavia non solo i maschi sono soggetti a morte violenta: qualora i territori di due branchi si sovrappongano, esemplari di entrambi i sessi possono perdere la vita nelle lotte che ne conseguono.

 
Uno dei leoni arrampicatori del Serengetiin Tanzania.

Le specie di zecche che infastidiscono i leoni sono diverse, ed attaccano orecchio, collo ed inguine[30][31]. Forme adulte del Cestoda Taenia sono state ritrovate nell'intestino di alcuni leoni, che li avevano probabilmente ingeriti allo stadio larvale dalla carne di un'antilope[32].

Altri leoni all'interno del cratere di Ngorongoro erano infastiditi da una diffusione anomala di mosche cavalline avvenuta nel 1962. I leoni in questione apparivano ricoperti di macchie pallide, indicative di aree prive di sangue, ed emaciati. I felini hanno tentato inutilmente di liberarsi del fastidioso parassita arrampicandosi sugli alberi e rifugiandosi in tane di iena. Alla fine molti sono morti o fuggiti, poiché il loro numero è crollato da 70 a 15 individui[33]. Un'invasione di questi insetti avvenuta nel 2001 ha poi ucciso altri sei leoni[34]. In modo particolare quando si trovano in cattività, i leoni sono assai vulnerabili al virus del cimurro, al virus dell'immunodeficienza felina ed alla peritonite infettiva felina[20]. Il primo è assai diffuso tra i cani domestici e tra altri carnivori, ed un'epidemia di questa patologia avvenuta nel Parco nazionale del Serengeti nel 1994 ha portato molti esemplari allo sviluppo di sintomi neurologici come le convulsioni. Molti di questi leoni sono morti in seguito dipolmonite ed encefalite[35]. Il secondo virus, che è simile all'HIV, non è ritenuto molto dannoso per un leone, ma visti i suoi effetti devastanti sui gatti, i leoni in cattività sono tenuti sotto stretto controllo da questo punto di vista. Appare con frequenza alta o addirittura endemica in molte popolazioni di leone africano in natura, ma è praticamente assente nelle zone asiatiche ed inNamibia[20].

Alimentazione

 
Le leonesse sfruttano i denti aguzzi per uccidere le prede con un morso al collo.

I leoni sono carnivori, ed il fabbisogno giornaliero di carne raggiunge i 5 kg tra le femmine adulte ed i 7 kg tra i maschi[17]. Questi animali possono tuttavia mangiare molto di più quando hanno una preda a disposizione. Riescono infatti ad ingoiare fino a 30 kg di carne in un'unica battuta di caccia[36]. Se la preda è troppo grande per divorarla completamente si riposano per qualche ora e ricominciano a mangiare in seguito. Durante le giornate più calde, nel corso di questi momenti di riposo il branco può lasciare uno o due maschi a difendere la preda e ritirarsi in zone più in ombra[37].

Le prede predilette sono grandi mammiferi, in particolare gnu, impala, zebre, bufali neri e facoceri nella zona africana dell'areale, antilopi azzurre, cinghiali e varie specie di cervo nella parte indiana. Sono molte tuttavia le specie di animale che possono divenire oggetto della caccia di questi felini, a seconda delle necessità. Tra queste ricordiamo ungulati tra i 50 ed i 300 kg come kudu, alcelafi,orici gazzella ed antilopi[2]. In alcune occasioni, possono nutrirsi anche di animali più piccoli come gazzelle di Thomson, springboks, o addirittura lepri ed uccelli. In generale un gruppo di leoni è in grado di abbattere qualsiasi animale, anche se adulto e perfettamente in salute, ma essi tendono ad evitare di attaccare animali troppo grandi, come ad esempio le giraffe adulte, per evitare il rischio di ferirsi durante l'attacco.

Altre statistiche portano alla luce risultati analoghi, ma leggermente diversi, dovuti anche alle differenze geografiche. Il range di massa corporea delle prede sarebbe infatti compreso tra i 190 ed i 550 kg. In Africa, la preda preferita sarebbe lo gnu, che nel Serengeti costituisce più di metà della dieta, seguito dalla zebra[38]. La maggior parte degli ippopotami, rinoceronti ed elefanti adulti, e per opposti motivi legazzelle e gli impala più piccoli, escono dall'intervallo sopracitato e quindi sono normalmente evitati. In particolari regioni comunque bufali e giraffe adulte sono considerate prede dai leoni locali. Nel Parco nazionale Kruger ad esempio, le giraffe sono regolarmente uccise e mangiate[39], mentre nel Parco nazionale del lago Manyara sono i bufali neri a costituire sino al 62% della dieta dei leoni, poiché in quella zona tali bovini sono presenti in numero abbondante[40].

 
Un gruppo di leonesse collabora per abbattere un bufalo nel Delta dell'Okavango in Botswana.
 
I leoni del fiume Savuti sono noti per attaccare spesso gli elefanti.

Negli stessi luoghi possono occasionalmente catturare addirittura degli ippopotami, mentre in generale i rinoceronti non sono alla loro portata. D'altro canto, anche se pesano meno di 190 kg, i facoceri sono spesso catturati in base alla disponibilità del momento[41].

Questi felini sono inoltre in grado di apprendere nuove tecniche di caccia e acquisire una preferenza non istintiva per determinati tipi di prede: i leoni della zona del fiume Savuti in Botswana ad esempio, sono specializzati nella caccia ai cuccioli di elefante[42], mentre quelli che vivono presso il fiume Cuando (ancora Botswana) si nutrono soprattutto di ippopotami.

Nel primo caso le guide del Parco nazionale del Chobe hanno spiegato come, spinti da una fame estrema, i leoni abbiano iniziato dapprima ad attaccare i cuccioli di elefante, poi i giovani ed in alcuni casi addirittura gli adulti. Per avere la meglio su questi giganti approfittano delle ore notturne, che riducono le capacità visive dei pachidermi[43]. In genere, l'attacco a prede di specie insolite è inizialmente giustificato dalla scarsa disponibilità di cibo, ma può in seguito consolidarsi come abitudine. In alcune occasioni, comportamenti acquisiti di questo tipo hanno trasformato i leoni incacciatori di uomini.

I leoni non disdegnano comunque la carne di animali da allevamento: in India ad esempio i bovini domestici rappresentano una parte importante della dieta dei pochi leoni liberi ancora presenti[44]. I re della savana arrivano inoltre ad uccidere i loro competitori come leopardi, ghepardi, iene, licaoni anche se, diversamente da quanto fanno la maggior parte degli altri felini predatori, assai raramente se ne nutrono. Infine, i leoni possono nutrirsi di carogne di animali morti per cause naturali o uccisi da altri predatori, e stanno molto attenti ai movimenti degli avvoltoi, che sono indicatori di animali morti o in gravi difficoltà[45].

[modifica]Caccia

Malgrado il peso elevato, il leone è un animale eccezionalmente agile: può salire sugli alberi, nuotare, lanciarsi nel vuoto, correre con grande rapidità (quando è lanciato, raggiunge i 75 km/h su terreni pianeggianti e percorre cento metri in quattro secondi) e spiccare balzi incredibili, fino a dodici metri in lunghezza e tre in altezza. Malgrado ciò, un aspetto peculiare dell'attività predatoria dei leoni è il fatto che in realtà non sono dotati di grandi capacità di resistenza agli sforzi: il cuore di una femmina infatti costituisce lo 0.57% della massa corporea totale, mentre quello di un maschio arriva appena allo 0.45%. A titolo di paragone, si sappia che il cuore di una iena pesa quanto l'1% del corpo[46]. Pertanto, anche se una leonessa è capace di raggiungere velocità di punta pari a circa 81 km/h[47], non può riuscire a mantenerla se non per la durata di uno scatto repentino[48], e per questo motivo tende ad avvicinarsi silenziosamente alla preda prima di attaccarla.

 
Quattro leonesse riescono ad avere la meglio su un grosso maschio di bufalo nelSerengeti centrale, in Tanzania.

A questo riguardo va notato come i leoni siano abili nello sfruttare il territorio se questo permette loro di nascondersi: la maggior parte delle volte che uccidono una preda infatti, ciò avviene di notte o in presenza di efficaci nascondigli[49].

La strategia di caccia prevede l'avvicinamento silenzioso già citato in precedenza sino ad una distanza di circa 30 metri. Tipicamente inoltre alcune femmine si avvicinano in gruppo a branchi diprede circondandoli, e quando si trovano alla distanza adatta, attaccano repentinamente l'esemplare più vicino o apparentemente più debole. L'attacco è breve e potente e consiste in uno scatto poderoso che culmina in un balzo finale. La malcapitata preda è generalmente uccisa per strangolamento in seguito al tenace morso sul collo da parte del felino[50], che può causare ischemia cerebrale o asfissia, che a sua volta può trasformarsi in ipossiemia o più in generale in ipossia. Il morso causa spesso il perforamento della trachea, che tronca sul nascere ogni possibile velleità di fuga della preda. A volte i leoni uccidono la preda mordendole la bocca e le narici[2] causando ancora asfissia, altre volte, se la preda è sufficientemente piccola (come nel caso delle zebre) sfondando il cranio con i canini. Quest'ultimo comportamento è tipico anche delle tigri. Le prede più piccole comunque, possono morire anche in seguito ad un colpo di zampa ben assestato[2].

Generalmente un attacco preliminare è portato tramite gli artigli, in modo da proteggere i denti da possibili urti con corna e zoccoli. La carcassa, specialmente se di grandi dimensioni, viene rapidamente portata in un luogo riparato, dove il branco può difenderla da predatori opportunisti come iene, sciacalli ed avvoltoi. Al momento di nutrirsi, liti e zuffe all'interno del branco sono comuni, e servono in genere a confermare i rapporti gerarchici, con i maschi adulti che di solito mangiano per primi seguiti dalle femmine e infine dai cuccioli.

In alcuni casi, il leone maschio insegue altri predatori come il licaone e il ghepardo e, dopo che questi hanno abbattuto la preda, interviene scacciandoli e impadronendosi delle spoglie.

 
Un gruppo di cacciatrici divora una zebraappena catturata ed uccisa.

Le leonesse cacciano in spazi aperti dove possono essere facilmente identificate dalle prede. Per questo motivo le possibilità di successo sono molto più alte quando esse si riuniscono in gruppo per la caccia. in particolare questo è vero quando le dimensioni della preda superano quelle del predatore. Il lavoro di gruppo consente inoltre di proteggere il pasto dalle mire di altri predatori quali le iene, che raggiungono rapidamente i luoghi di caccia percorrendo anche decine di chilometri attirate dal volo degli avvoltoi al di sopra degli spazi aperti della savana. La maggior parte del lavoro durante la predazione è svolto dalle femmine, mentre i membri maschi del branco non vi partecipano, se non quando si tratta di uccidere animali molto grandi come giraffe e bufali. Ciascuna leonessa ha una posizione prediletta durante la caccia: alcune colpisono la preda sui fianchi per disturbarla, altre si muovono al centro del branco e balzano al di sopra di essa, utilizzando a volte altre leonesse come trampolino[51]

I giovani iniziano ad infastidire la preda a partire dai 3 mesi d'età, ma non partecipano alla caccia sino al compimento del primo anno. Hanno un ruolo attivo ed efficace soltanto quando hanno all'incirca due anni d'età[52].

[modifica]Competizione con altri predatori

I leoni e le iene ridens occupano la stessa nicchia ecologica e pertanto si trovano in competizione. Si stima che i loro areali si sovrappongano per il 58.6%[53]. Mentre i leoni ignorano le iene, a meno che esse non stiano uccidendo una preda o si sentano infastiditi da loro, le iene reagiscono alla presenza dei felini, sia in presenza di cibo che non. I re della savana possono impossessarsi delle vittime delle iene: nel cratere di Ngorongoro i primi si sostengono in maniera consistente proprio in questo modo, obbligando le seconde ad incrementare l'attività di caccia. I leoni sono rapidi ad individuare le rivali quando si nutrono, e ciò fu provato dal Dr. Hans Kruuk, che li vide avvicinarsi ogni volta che simulava tramite nastri registrati il loro pasto[54]. Al sopraggiungere dei felini, le iene fuggono o attendono pazientemente ad una distanza di almeno 30-100 metri che essi abbiano consumato[55]. In alcuni casi, esse sono abbastanza coraggiose da mangiare accanto ai leoni, e in rare situazioni riescono addirittura ad allontanarli dalla preda. Le due specie possono essere aggressive l'una nei confronti dell'altra anche in assenza di cibo. I leoni possono attaccare branchi di iene per nessuna ragione apparente. Ad esempio, un maschio di leone è stato filmato mentre uccideva due iene capi branco femmina senza nutrirsene[56]. Un'interessante strategia di adattamento ha portato le iene ad infastidire i leoni ripetutamente ogni qual volta essi invadono il loro territorio[57]. Esperimenti condotti in cattività hanno mostrato come le iene non avessero paura alla vista dei felini, ma fossero terrorizzate dal loro odore[54].

I leoni tendono a dominare felini di minori dimensioni come ghepardi o leopardi ove gli areali si sovrappongano, rubando le loro prede ed uccidendo cuccioli o addirittura adulti in caso di necessità. Il ghepardo ha addirittura il 50% di possibilità di vedersi sottrarre la preda da leoni o altri predatori[58].

I leoni uccidono molti cuccioli di ghepardo: fino al 90% di quelli che muoiono nelle prime settimane di vita in seguito all'attacco di predatori. I ghepardi reagiscono cacciando in ore del giorno diverse da quelle dei rivali e nascondendo i cuccioli in folti gruppi di cespugli.

Anche i leopardi usano le stesse tattiche, ma hanno il vantaggio supplementare su leoni e ghepardi di sapersi sostentare tramite prede di piccole dimensioni. Inoltre, a differenza dei ghepardi, sanno arrampicarsi sugli alberi e li usano per tenere cuccioli e prede al riparo. Le leonesse ad ogni modo, sono a volte in grado di scalare gli alberi per impossessarsi del bottino nascosto[59].

In modo simile, il leone domina il licaone, non solo sottraendogli le prede, ma cacciandone i cuccioli e (raramente) gli adulti. La densità di licaoni in aree dove i leoni sono abbondanti è conseguentemente scarsa[60].

Il coccodrillo del Nilo è l'unico predatore simpatrico (esclusa l'eccezione dell'uomo) che può minacciare il leone. In base alle reciproche dimensioni, ciascuno dei due animali può sottrarre la preda e praticare sciacallaggio sull'altro. Dei leoni hanno in passato ucciso coccodrilli avventuratisi sulla terraferma[61], mentre il contrario accade se i felini si immergono in acqua, come dimostrato dalle ossa di leone occasionalmente rinvenute negli stomaci dei rettili[62].

[modifica]Comportamento sociale

I leoni sono carnivori predatori che manifestano due tipi di struttura sociale.

Alcuni di essi sono stanziali, e vivono all'interno di gruppi chiamati branchi[63]. Il branco è normalmente costituito da cinque o sei femmine adulte, con i rispettivi cuccioli di ambo i sessi, ed uno o due leoni maschi adulti (che diventano unacoalizione se sono più di uno) che si accoppiano con le femmine. Sono stati comunque osservati branchi molto più numerosi, composti da circa trenta esemplari. Il numero di maschi in una coalizione è tipicamente due, ma può aumentare a quattro, e poi ulteriormente incrementare fino, in casi molto rari, ad arrivare ad 8-9 esemplari. I cuccioli maschi sono espulsi dal branco d'origine non appena raggiungono la maturità.

 
Un leader con due leonesse, nel Serengeti settentrionale
 
Un branco fotografato lungo la strada che attraversa la Masai Mara in Kenya.

Altri leoni vivono in condizioni di nomadismo, coprendo grandi distanze, singolarmente o in coppia[63]. Le coppie sono spesso formate da maschi imparentati che sono stati esclusi dal branco di nascita. Lo stile di vita comunque è soggetto a variazioni: un leone del branco può diventare nomade e viceversa. In ogni caso un maschio è costretto prima o poi a sopportare questa situazione, e potrebbe non essere mai in grado di imporsi come capo di un branco. Una femmina che fosse in stato di nomadismo, avrebbe anch'essa grosse difficoltà a trovare un nuovo branco in quanto, come citato, le femmine che lo compongono sono imparentate tra loro e quindi rifiutano interferenze esterne.

Il branco occupa un territorio di medie dimensioni, i nomadi un'area più grande[63]. In particolare i maschi di un branco tendono ad occupare le estremità del territorio, in modo da poterlo sorvegliare.

Il motivo per il quale le leonesse siano più spiccatamente sociali rispetto ad altri felini è fonte di dibattito; la ragione più ovvia potrebbe essere la maggiore probabilità di successo nella caccia, ma un'analisi più attenta ci mostra altri risvolti di questa caratteristica. La caccia cooperativa non solo assicura una predazione più efficace, ma riduce il consumo calorico da parte degli animali che pur non partecipandovi, sono ammessi al pasto. Alcune leonesse infatti si occupano dei cuccioli, che altrimenti sarebbero lasciati soli per lunghi periodi di tempo. La salute delle cacciatrici, che è fondamentale per la sopravvivenza del branco, è privilegiata, ed esse hanno comunque diritto a nutrirsi per prime della preda.

Ulteriori benefici di un comportamento collaborativo familiare sono rappresentati dalla possibilità di favorire i propri parenti sul percorso evoluzionistico (si preferisce infatti dividere il cibo con i propri parenti piuttosto che con estranei), dalla protezione congiunta della prole, dalla capacità di mantenimento del territorio, dalla maggior protezione dalle ferite di caccia e dalla fame[12].

Nei branchi, vi è una ripartizione dei ruoli molto più marcata che in altre specie. Se da un lato l'attività della caccia è appannaggio quasi esclusivo delle femmine, i maschi hanno un ruolo ugualmente importante, ma diverso. Hanno infatti il compito di perlustrare il territorio, difendere le prede catturate e proteggere il gruppo, ed in particolare i cuccioli, da minacce esterne. Questo li espone costantemente a scontri diretti contro altri leoni, iene, leopardi e ghepardi, facendo dei leoni maschi dei combattenti perfetti, modellati dalla selezione naturale. Inoltre i giovani maschi, che presentano criniere relativamente corte, sono discreti cacciatori, anche se non validi quanto le leonesse, mentre i maschi adulti partecipano solo occasionalmente a battute di caccia se la preda è un animale particolarmente vigoroso, come un bufalo o una giraffa (che può arrivare alle due tonnellate di peso).

 
Un cucciolo gioca con un adulto.

La maggior parte del lavoro per la caccia è svolto dalle leonesse, che sono più snelle ed agili dei maschi e non presentano l'ingombro della pesante criniera, che può essere causa di surriscaldamento durante gli sforzi e rende l'animale più visibile durante la stagione secca. La strategia di caccia cooperativa permette di infastidire e poi abbattere la preda. Se un maschio si trova nei pressi della preda stessa, tende a cercare di impossessarsene una volta che essa è stata neutralizzata dalle leonesse. I leoni maschi sono più propensi a dividere il cibo con i cuccioli piuttosto che con le femmine, ma è generelmante assai raro che condividano una preda catturata autonomamente. Le prede più piccole sono consumate in loco, mentre quelle più grandi possono venire trascinate all'interno del territorio. Le prede più grandi sono anche le più condivise[64], benché ciascun leone cerchi di approfittare il più possibile della carne a disposizione, e quindi possa essereaggressivo nei confronti degli altri.

Sia le femmine che i maschi si occupano della difesa del branco contro gli intrusi, ma sono soprattutto i maschi a condurre questa operazione: uno o alcuni di loro si portano in faccia al pericolo.


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